martedì 2 dicembre 2008

Ciao sono Samantha! In cosa posso esserti inutile?

Appena dici "Call Center" associ questo tipo di servizio al precariato, allo sfruttamento della forza lavoro giovanile, al dolore di tante vite senza grandi prospettive di sviluppo professionale.

Ma Samantha, la mitica Samantha con l'acca se ricevesse uno stipendio superiore ai settecento euro e non fosse minacciata di licenziamento dal team leader per lo scarso rendimento ricavabile da quelle misere cinquanta rissose telefonate chiuse in appena sei ore lavorative, forse un pesnsierino d'investimento nel settore potrebbe anche farlo.

Ma per approdare aquale ambizioso profilo professionale?

Quello di gestore di centralini, di formatrice consulente dei call center sulle dinamiche relazionali basate sul colloquio telefonico?

Il problema è che i call center rappresentano il 60% di una moderna impresa di servizi, ma senza averne acquisito, tranne sicuramente non rare eccezioni, lo statuto e la dignità derivante dall'identità che il mercato assegna nel tempo ai marchi.

Quindi giù tagli al personale con il ritmo di un mantice che spinge una massa di illusi ad urlare l'ultimo inno pubblicitario per fare arricchire gli azionisti.
E poi di nuovo su a raccogliere aria e dentro un'altra massa raccatata di perdenti, pronti ad essere spremuti fino al prossimo taglio.

Simone Cristicchi ha inserito nel suo album del 2007 una canzone dal titolo "Laureata precaria" come si dice tristemente ironica.

Il pezzo è la seconda parte di una sing soap opera inziata nel primo cd "Studentessa universitaria".

Eccovi il pezzo live acustico registrato a Napoli. Bravo Simone devo tornare a parlare di te.

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