mercoledì 30 luglio 2008

21 Grammi e la sposa turca.


Sono i titoli di due opere rispettivamente di Alejandro Inarritu e Fatih Akin che ho conosciuto nel corso della prima metà di anno bisestile appena trascorso.


Avevo visto "Babel" di Inarritu al cineforum di cui avevo apprezzato sopratutto la brillante sceneggiatura di Guillermo Arriaga.


Autore che a sua volta si era intrecciato con la storia professionale di Akin di cui avevo visto il documentario "Crossing the bridge" sulle tappe evolutive della scena musicale ad Instanbul, raccontate dall'entusiasmo di un noto musicista d'avanguardia tecno-rock tedesco di cui ora mi sfugge il nome.


Mi aveva colpito questa attenzione nei confronti dei colori musicali della sua terra d' origine - Akin è un tedesco di origine turche, come Opzetek da noi.


Il paragone non credo che regga artisticamente al di là dell'accostamento geografico.


Non so cosa dire di 21 grammi perchè va rivisto e rivisto; ma non perchè sia questo capolavoro dell'umanità. Ma perché nasconde delle trame del vissuto narrato che meritano un'indagine più approfondita.


Naomi Watts è esemplare così come lo è anche Penn che si conferma un ottimo interprete, erede dei Pacino, De Niro, Hoffman. Di Arriaga e della sua abilità a tessere realtà e pensiero sui diversi piani temporali bisognerebbe scrivere un articolo critico che prima o poi m'impegnerò a codificare.


Qui il trailer, in inglese




La sposa turca invece o "Contro il muro" come recita il titolo originale della pellicola benché fatichi a chiudersi ritaglia il nucleo del dramma partendo da un conflitto di tradizioni interculturali per allargarsi all'ambizione di una territorialità gloable dove l'individuo alla fine lotta contro le proprie prigioni, qualunque siano le radici o i fallimenti.


Ai confini del paradiso è stata una prova di maggiore maturità che invito tutti a vedere.

Qui un lungo estratto da La sposa turca.



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