martedì 5 agosto 2008

Paolo Benvegnù, "'Le labbra"

Tommaso del Caffè Letterario mi aveva parlato di Paolo Benvegnù, nome che mi sono appuntato mentalmente fino al mio ritorno a casa dove ho trovato il suo sito su MySpace e quindi la possibilità di ascoltarlo prima in rete e poi da cd.

Il cd è l’ultimo pubblicato nel 2008 dal titolo “Le labbra”.

L’ho ascoltato riportando il consueto diario basato su valutazioni sia di primo che si secondo a spesso anche di terzo acchito.

Ciò che è interessante di questa esperienza è che avevo deciso di non sapere nulla del suo autore. Dubbio che mi sono tolto subito dopo la chiusura della sessione.

Questo è quello che ne ho ricavato.


La schiena

Un lettera spedita al mondo per raccontare il desiderio inappagato di un amante/padrone mancato che sfugge al suo mandato per eccesso di vanità, presunzione e narcisismo.

Una donna senza anima, diventata una schiena su cui piangere, in un gioco erotico, la propria solitudine emotiva come stille che scavano e segnano la ricorrenza di un Tempo mai avuto.

Una frase musicale molto sensuale trascinata da una voce nervosa e stanca che inesorabilmente si avvolge a spirale nel suo destino.

Fine primo quadro. Non male. Vediamo come prosegue

Amore santo e blasfemo

Un’altra canzone in cui l’autore ripropone la funzione vitalizzante del desiderio d’amore, sfaccettato nelle tante espressioni che può assumere nel flusso esistenziale di un uomo.

Episodio colto e poetico che coglie la fugacità dell’immaginario che si cela nel progetto d’amore

La peste

Dialogo diretto in seconda persona, ma le tematiche tra l’altro molto dense di riflessioni poetiche rendono l’ascolto già faticoso.

Il brano si stempera nel finale in una sezione musicale di impronta jazzistica consegnata direttamente al conclusione del brano

Il nemico

Il nostro narcisetto questa volta si strugge “depositando il seme caldo sul ventre caldo mentre si uccide”. E sono passati quasi venti minuti in compagnia di un poeta della canzone ossessionato dalla propria autoreferenzialità. L’ascolto comincia a farsi poco interessante, faticoso anche a causa della assenza di idee musicali e di un arrangiamento che offre i suoi limiti alla stregua di una cifra stilistica per pochi eletti. Grazie a Dio, decido di rimanere fuori da questa ristretta cerchia.

La distanza

Sembra il titolo di una canzone dei Negramaro, cantato con un’inflessione più colta e meno precipitosa rispetto al gruppo salentino.

Nel complesso interessante. Ma devo risentirlo.

Interno notte

Questo pezzo lo penso regalato a qualche bella voce italiana in grado di valorizzarlo.

L’ultimo assalto

Più di una buona volta, Benvegnù mi è parso attratto dalla poetica espressiva di Mario Venuti, ottimo e colto musicista nonché severa e giocosa voce affatto schiava della gioia del canto e dei suoi segreti.

Beh, questo pezzo è sinceramente ascoltabile, ben arrangiato, un testo meno contorto, probabilmente scritto in periodo diverso rispetto al gruppo dei primi quattro. Molto venutiano, compreso i cori.

Ma mi piace e finisce nella mia playlist estiva. Questo Benvegnù è un autore, ma forse non solo…Proseguiamo

Jeremy

“Sento nelle vene lo stupore dei colori primordiali e gli universi paralleli”. Un verso più trash di questo non lo sentivo dai tempi di Felona e Sorona. E per questo, cioè perché nobilmente trash questo pezzo mi piace. Poi curata quella ricerca d’ambiente dei violini in apertura. Come se si venisse fuori da un acido (cazzo ne sai tu, che non bevi neanche la birra?).

Il resto del testo scorre disturbato come sopra – immagino un ospedale, un malato e il ritmo del basso che accompagna la sinusoide del ritmo cardiaco sul monitor dell’apparecchio.

Ma chi sta parlando, un umanoide scampato a qualche disastro planetario?

Altroché verso trash , questo il pezzo hook del disco. Straordinario. Ma a Benvegnù piace Wenders per caso?

Sintesi di un modello matematico

Formalmente ineccepibile, elegante, di grande rigore. Anche questo disco soffre di una playlist sbagliata, a mio dire

Cinque secondi

Da Interno notte il cd ha preso un ritmo e una godibilità d’ascolto eccezionali. Si può pensare ai primi quattro pezzi come ad una dark side.

Preziosa la piccola sinfonia della seconda parte. Benvegnù è un poeta ambizioso circondato evidentemente dalla pazienza di accorti talenti.

1784

Anche in conclusione un pezzo che conferma le capacità compositive di un autore a cui va attribuito il solo errore di non avere saputo concentrarsi su una sequenza d’ascolto del cd più attenta.

A meno che il gioco non sia stato fatto con un pallottoliere o con la pervicacia di una ripartizione in quadri suddivisi tra la sofferenza per amori inevasi e l’appagamento da armonie celesti di variopinto tipo. Allora un lp avrebbe comunicato meglio l’idea.

Bravo Benvegnù, ti meriti una bella fetta di Saint’honorè. Ti consiglio a tutti gli amici.

Alla prossima.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.