Ma Napoli non è già di per sé un museo vivente, un living theater dell'ossidazione sociale in cui si sfogano quotidie gli istinti dei gladiatori del Potere?
Mi piace questa immagine che mi si è materializzata mentre scrivevo: un anfiteatro abitato al contrario. Le marionette paganti nell'arena, mentre i gladiatori del Potere abbracciati ai Leoni sparano e lanciano alle coscienze popolari Kazzate dagli spalti ottenuti con l'estorsione democratica dei dazi.
Io so, come tanti napoletani non adeguatamente rappresentati, che la città non ha bisogno di essere associata sempre e solo al suo passatismo artistico, perché la Storia ha senso solo se sa reincarnarsi in un presente armonico con le abitudini delle sue note umane.
Qui invece tutto trasuda di gigantismo priapico alla memoria di questo o di quel politico.
Prevalgono le polemiche stizzose dell'Intellighenzia dispersa nei buen retiri isolani o nelle domus degli antichi palazzi dei viceré spagnoli.
Sogno sempre che un magnate straniero illuminato, appassionato arrivi in città e incurante della prepotente voracità del Potere imponga una struttura evoluta e democratica di accoglienza artistica polivalente con obbligo di rispetto della stessa.
Tipo un fungo notturno emerso dal Nulla, violento, un maroso che al pari di una bacchettata detti nuove leggi, convenzioni ad un regno di anarchici senza patria.
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