Nei mesi immediatamente successivi all’ultima edizione del festival di San Remo, è – come si suol dire con gergo giornalistico – “scoppiata” la polemica sulla partecipazione del gruppo degli Afterhours alla rassegna, reazione in fondo auspicata dagli stessi musicisti che assieme ad un gruppo della cosiddetta area “alternativa” della musica prodotta e suonata in Italia hanno dato vita all’iniziativa su cd intitolata “Il Paese è reale”.
Un primo tema che mi interessa portare alla vostra attenzione riguarda innanzitutto il tentativo di legittimazione culturale dei presupposti socio-economici che hanno favorito la proposta.
Ovvero l’esistenza, agli occhi di un pubblico più vasto e massificato, di diversi livelli di culture musicali “altre” completamente ignorate in Italia dalle grandi reti mediatiche televisive e radiofoniche, cioè le principali fonti da cui trae conoscenza, informazione ed infine la propria identità il consumatore medio.
Non ci è dato di sapere quanto quella veloce incursione di Manuel Agnelli e compagni (gli Afterhours) durante la prima serata della kermesse sanremese abbia inciso nel gusto, nella memoria o nella pazienza del pubblico in sala o di quello oramai distratto e svogliato delle case – così come lo definiscono i critici televisivi.
"Riprendere Berlino" dal cd degli Afterhours "I milanesi ammazzano il sabato", 2008
Certo è gli autori dello spettacolo hanno saputo dare un microfono e un palcoscenico autorevole a chi – e l’elenco degli artisti delle etichette indipendenti sarebbe lunghissimo – si è meritato il riconoscimento artistico della propria resistenza umana e professionale dopo decenni di militanza realmente dura.
Periodi sufficienti per consentire a qualunque altro gruppo o artista seguito da una major di affermarsi artisticamente ed economicamente al punto di potere affrontare stadi più ambiziosi del proprio percorso di ricerca.
Non mi interessa, in questa sede, entrare nell’ambito del giudizio critico delle proposte artistiche offerte nella compilation “Il Paese è reale”.
Ma visto che ci sono vi propongo due artisti che ascolto con molto piacere cioé Dente con "Beato me" e Paolo Benvegnù con "Io e il mio amore"
Da un punto di vista meramente commerciale, la novità è consistita nel fatto che questa antologia di pezzi inediti sia stata proposta da un autorevole megastore presente in Italia con la sua catena distributiva e che il prezzo del supporto fosse anche particolarmente competitivo.
Osservando gli effetti sulla composizione delle playlist dei network radiofonici più ascoltati, superata la soglia della settimana successiva all’apparizione televisiva, neanche gli Afterhours hanno resistito all’impatto dei due sistemi che regolano le strategie quotidiane di programmazione musicale.
Ovvero la costruzione da un lato di un’identità di valori sociali mediante la trama delle sequenze musicali definite dalla playlist e dal suo programmatore. Della serie “dimmi cosa ascolti e ti dirò chi sei.”
Dall’altra la volgare logica del più forte che compra quanti più spazi d’ascolto possibile e domina incessante per quindici giorni di seguito la piazza per promuovere l’ultima uscita.
Bene in questa acerrima lotta a chi urla più forte, non c’è spazio ed utilità per gesti e tentativi come quelli del “collettivo” del paesereale.
Il ghetto delle migliaia di appassionati è molto vivo nelle trame delle social community on line e on the ground. La musica suonata e prodotta anche, nell’accezione della ricchezza di senso che ancora fa incontrare e tiene insieme la gente.
Ma purtroppo le nuove generazioni di potenziali artisti non riescono più a vivere di musica, fatte poche dovute eccezioni.
E questo è un dato che implicitamente l’operazione degli Afterhours conclama.
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