Qui non abbiamo niente di trascendentale da recensire o un nuovo eroe per sostituire Modugno nel panorama del futuro, che tra l’altro brilla di luce propria.

E’ del ’76, nasce a Fidenza e il suo vero nome è Giuseppe Peveri, Ok, il resto dei dati anagrafici ve li andate a cercare da soli sul web.
Il suo esordio artistico avviene nel 2006, ma è dell’anno successivo la pubblicazione dell’album “Non c’è due senza te”, la prova che lo espone agli “entusiasmi della critica e del pubblico”

Intelligente nell’accezione del rispetto delle fonti che possono averlo ispirato a livello musicale – gli echi delle trasformazioni compiute, da uno come Lucio Battisti ad esempio, all’ R’n’B, al soul, al funky, al prog italiano – mentre per i testi ve lo dirò la prima volta che lo incontro :). Diciamo che domina il gusto per i giochi di parole, il prendere tempo e distanza dal logorio dell’enfasi emotiva, dei tormenti d’Amore e dei luoghi comuni in cui s’intrappolano le relazioni.
Qualche esempio? Prendete il titolo del lavoro – L’amore non è bello - che funziona come un presunto paradosso o il ritornello di A me piace lei “A me piace lei/e lei piace a me” una tautologia sintattica che forse ha il solo divertito scopo di sorridere di e con. Ammesso che abbia uno scopo.
Il cd si poggia su un organico essenziale – batteria, chitarra acustica ed elettrica, basso e tastiere – suonato dal vivo in studio, a cui è stata aggiunta la presenza qui & là di un paio di trombe e il raddoppio della voce di Dente.
Trovo superfluo perorare la causa di questa o quella canzone perché l’album merita un ascolto in toto, consigliandolo ad amici e parenti e anche ai programmisti radiofonici dei network nazionali per vedere se è vero – ma non è così – che è il mercato cioè gli ascoltatori ad indirizzare la definizione della playlist.
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