lunedì 26 ottobre 2009

26/10/09 - Cinema "La perla" - VIDEOCRACY BASTA APPARIRE

Pubblico volentieri la recensione che Peppe Borrone, l'organizzatore del cineforum "La Perla", ha scritto per il film "Videocracy" che oggi danno per gli abbonati.
E' possibile entrare in sala pagando un biglietto,mi pare, del costo di quattro euro.


Il documentario-evento della Mostra del Cinema di Venezia, il film il cui trailer nessuna televisione italiana ha avuto il coraggio di programmare, racconta la trasformazione antropologica e culturale del nostro paese, in seguito all’avvento della tv commerciale.

Dalle “innocenti” immagini in bianco e nero trasmesse da una piccola stazione televisiva del Nord sul finire degli anni Settanta, al circo mediatico dei nostri giorni, popolato di nani, ballerine ed escort.
Una penetrazione dilagante nel cuore della società, con la nascita di nuovi modelli e stili di vita, sogni e aspirazioni, il cui apice è rappresentato dal fotografo Fabrizio Corona, che esibisce alla macchina da presa il suo corpo nudo e scultoreo, tatuato e unto, simbolo del materialismo e del vuoto pneumatico in cui è piombata la nostra povera Italia.



Sono le immagini più forti e scioccanti di “Videocracy”, insieme a quelle che ritraggono l’altro “protagonista” delle nefandezze andate in onda sul piccolo schermo in questi ultimi anni, l’agente dei vip Lele Mora, orgoglioso di sfoggiare un palmare ornato di simboli nazisti… L’agghiacciante involuzione dei costumi, la volgarità esibita e ricercata, il lavorìo mentale che ha mutato le prospettive dell’italiano medio sono riassunte nel personaggio di Ricky, il giovane operaio lombardo che trascorre le giornate “studiando” per sfondare in televisione, e abbandonare così la fabbrica.

Emigrato in Svezia (chissà se per sfuggire a tutto questo…), il bergamasco Erik Gandini osserva con sguardo apparentemente distaccato, ma non privo di ironia, quello a cui ciascuno di noi ha ormai fatto l’abitudine, metabolizzando come inevitabile segno del degrado dei tempi la deriva grottesca del mondo televisivo.

E in questo sta forse il limite del documentario, che risulterà probabilmente più dirompente sui mercati stranieri dove le vicende italiane sono meno conosciute (forse, ma non ne saremmo più tanto sicuri dopo le ultime vicende del nostro presidente…).

Tuttavia, la costruzione scientifica di “Videocracy”, la visione da entomologo del suo autore, aprono riflessioni inquietanti su quello che stiamo diventando sotto l’effetto narcotizzante del tubo catodico. E ovviamente sui risvolti politici della detenzione e occupazione dei mezzi di comunicazione di massa. Sulla conquista del potere ottenuta anche grazie all’orientamento dell’opinione pubblica operata dai media. Sulla minaccia alla democrazia, sempre più a rischio di trasformarsi in una videocrazia.

Non solo l’ascesa dell’impero berlusconiano, da Tele Lombardia alla carica di presidente del Consiglio, dunque, ma un affresco dell’irreversibile processo di obnubilazione delle coscienze che sta modificando la psiche degli italiani.
Divorati dall’ansia di apparire per esistere, per sentirsi parte di una realtà e di una comunità di persone.

Giuseppe Borrone

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