domenica 7 giugno 2009

Francesco Nuti: il ritorno di un grande talento

Ci sono artisti il cui successo trae giovamento dall'origine geografica o dall'appartenenza ad un movimento o alla frequentazione di un locale noto.

E di esempi di questo tipo sono pieni gli elenchi delle innumerevoli trasmissioni televisive che hanno saccheggiato dalle fonti prima citate grandi quantità di gruppi o di solisti della risata per anni, contribuendo a generare la moda del Comico altre sì detto in terra d'Albione Comedian.

L'impiego del termine anglo-sassone non vuole assumere toni di particolare interpretazione in italiano del ruolo del Comico che ra l'altro da noi ha una lunga nonché fortunata e apprezzata storia dalla rivista fino ai contenitori tipo Nonstop, DriveIn, Zelig e compagni.

Ma con il termine "Comedians", il commediografo Trevor Griffiths definì e incise nelle trame narrative di una sua famosa commedia - Comedians, appunto - il fenomeno sociale, ec0nomico e individuale che lega le speranze del talento comico alle dure leggi del circo teatrale/televisivo dove utto e niente possono segnare ascese e tramonti repentini come le correnti su un golfo.

Francesco Nuti era il segaligno dei Giancattivi - chi se li ricorda? NonStop, Enzo Trapani, 1978 - che assieme ad Athina Cenci ed Alessandro Benvenuti recitavano tra l'altro lo sketch degli allievi con la maestra.

"Buongiorno signorina maestra, Buongiorno signorina maestra, signora maestra, signora maestra, signora maestra buongiorno !!!"

Lo sketch del Gallo Rampino da "La Sberla".




Comicità surreale, garbata, che pur non chiamando deliberatamente il pubblico in causa, comunque lo invitava a mettersi in gioco, prendendo le distanze dai rapporti più consueti che erano intercorsi tra i comici delle precedente stagione, i temi e in contesti presi di mira e le attese degli spettatori.

In questo quadro, tra vicende inizialmente alterne per premesse e mediazioni con il mercato, si é mosso il genio creativo e soprattutto registico di Francesco Nuti.

A me basta, per affermare ciò, lo zoom out sull'enorme set con cui chiudeva una scena a casa dello psicoanalista Caruso Pascoski che lui stesso interpretava.



Se per chiunque era stata un'oretta di svago di un bravo attore/regista, per me era ovvio che l'artista cominciava ad agitarsi nei vestiti, inquieto e graffiante ma con un senso della poesia altissimo. Cose che si sono permessi in musica solo John Lennon ed Elvis Costello.

Vicende professionali, umane e di salute lo hanno travolto come mai é accaduto ad altri suoi colleghi, ma pare che siano pronte due sceneggiature e soprattutto un libro a lui dedicato.

Mi auguro di poterlo nuovamente applaudire al cinema e di poterlo rivedere in piena salute perché merita di regalarci un sorriso che non sia la solita battuta ad effetto a cui ci hanno assuefatto tv e radio comerciali da oltre quindici anni di lavaggio dei cervelli nazionali.

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