Di solito quando scrivo un commento o una recensione critica di un lavoro discografico per il mio blog oppure per la sezione “Macedonia” della Polosud, mi metto al pc, apro una nuova istanza del file e dopo avere messo il cd nel lettore, butto giù le mie prime impressioni all’ascolto.
A cui fanno seguito le seconde e le terze, corrette dal recupero di alcuni passaggi che mi hanno più o meno coinvolto e che possono avermi lasciato, rispetto al resto della pubblicazione, perplesso o attratto più del solito.
Nel frattempo, mentre trascrivo i primi appunti dettati dalle mie reazioni all’ordito dell’impianto nel suo complesso – se prendi le prime tre tracce, un paio nel mezzo e le sorprese che le playlist riservano alla fine, l’architettura del lavoro la capisci bene – dicevo nel frattempo, mi rigiro la confezione tra le mani, la annuso come ogni buon “vinil feticista” fa e mi lascio trasportare dal contributo grafico, dai commenti e dalle note di copertina che completano la fatica del lavoro.
A volte, come nel caso del cd di Pino Ciccarelli, capita anche che io mi trovi negli uffici della Polosud con Ettore e Ninni e tra i tanti amici dello staff , passi anche l’artista.
Pino Ciccarelli quindi l’ho visto e sentito prima di potere rimanere rapito dalla profonda passione e amore che questo ultimo lavoro della Polosud “Processione d’ammore” consegna senza riserve ai suoi ascoltatori.
Era venuto per vedere le prime copie del cd che si é rigirato con voluttosità tra le mani, contento del risultato.
Ma il cd intanto é andato avanti.
Eccolo lì, é al quinto brano “Via dei Liquori, n°15” ora alla traccia successiva “74” con le sue marcette in chiave latina, piene di legni e di carica seduttiva bandistica, che tu che lo senti e poi lo ascolti, ma sei distratto subito dalla memoria dei tanti entroterra paesani che con i suoi ritmi, i suoi profumi, le sue festosità e i suoi volti pieni di storia accomunano gli Italiani di ogni latitudine regionale.
Ho letto le note biografiche su Pino Ciccarelli, ma più di ogni altro commento a riguardo vale l’introduzione al libretto, colmo anch’esso come il cd, di dettagli e di interventi fotografici a cui va riconosciuto il compito di contribuire a restituire un’indiscussa dignità e legittimità culturale ad un repertorio pieno di belle “melodie e tradizioni bandistiche”. Come recita il sottotitolo del cd.
Insomma, qui c’é poco da scrivere sulla musica perché le emozioni non si possono raccontare.
Posso apprezzare la qualità degli arrangiamenti nati sotto la volontà di oltrepassare il confronto a detta di Ciccarelli stesso – con altre realtà bandistiche, a favore del tentativo di tirare fuori da quel repertorio, da quelle melodie la malinconia che appunto spesso si fa “tangate” à la gardel.
Come nel caso di “Verdeluna” dove ho ritrovato la mai troppo celebrata voce di Pina Cipriani.
Ma forse proprio in “Ombra d’amore” si può avvertire con immediatezza il lavoro svolto da Ciccarelli con questo repertorio. Senti chiaramente la fonte, te la immagini suonata per le strade, ma poi l’apprezzi nel senso della sua ballabilità pop west-coast, come é riportato giustamenbte nelle note.
Il finale, “Arrivederci ragazzi” é... veramente commovente!
Questa é Musica, Vita, Sincerità, Amore, Cura, Studio, Umanità, Solidarietà Umana.
Io sono in lacrime, davvero ed é bellissimo tutto ciò, cioé il mondo é solo ironia e politica, e questo tizio scrive questa roba, accidenti...
Ma prima di chiuedere il programma, Ciccarelli ci lascia con un altro brano scritto di suo pugno che rivela la forza della sua espressività artistica “Ricciulella... quasi in trio”, suonata da un combo jazz.
Ok so già che questo cd sarà un tormentone per la prossima settimana. Grazie a Dio!
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