“PAGHINO GLI STIPENDI ENTRO IL 5 DICEMBRE”
Ora che lo scandalo di Eutelia è diventato di dominio pubblico, la politica ha iniziato a impegnarsi per salvare quel che resta dell’azienda. Riepilogo delle ultime 48 ore: giovedì sera c’è stato un primo incontro tra il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, i sindacati e i vertici di Omega, la società che ha acquisito i lavoratori da Eutelia e a cui, da mesi, non paga gli stipendi. Nell’ufficio di Letta c’erano Sebastiano Liori e Claudio Marcello Massa (entrambi hanno alle spalle una decina di fallimenti nelle società che amministravano), dirigenti di Omega che non erano d’accordo su come trattare col governo: se Liori, come raccontano i lavoratori presenti all’incontro, ha ammesso che difficilmente gli stipendi verranno retribuiti ed è apparso sconfitto di fronte alle dimensioni che la faccenda ha preso, Massa ha negato ogni difficoltà e, anzi, ha proposto il prossimo piano industriale. Nel frattempo in piazza Colonna, di fronte a Palazzo Chigi, centinaia di lavoratori di Eutelia, Omega e di tutte le società a loro collegate hanno atteso l’esito dell’incontro partecipando a un collegamento con la trasmissione di Raidue “Annozero”. C’è anche un piccolo mistero: durante la puntata, circolava la voce che Sebastiano Liori avrebbe chiamato Annozero per dire che gli stipendi non li pagheranno mai. La telefonata però non c’è stata: “Nessun esponente di alcuna delle società a noi riconducibili ha chiamato la trasmissione in questione”, ha precisato il responsabile del gruppo Omega. Una delle ipotesi è che sia stata una strategia negoziale degli stessi sindacalisti, che ne avrebbero parlato per mettere sotto pressione Letta e strappare la promessa di una soluzione a breve termine. Che c’è stata: entro il 5 dicembre i vertici di Omega dovranno pagare ai lavoratori tutto quello che spetta loro e interrompere la procedura di mobilità; il prossimo appuntamento col governo, per fare il punto, sarà il 7 dicembre. Letta si è poi attivato con il Tribunale di Roma, sezione fallimentare, “per sollecitare l’esame delle istanze presentate dai lavoratori”. Così si è chiuso il primo round sulla vertenza. La piazza – c’erano centinaia di persone – non era però soddisfatta e la tensione è salita, al punto che i sindacalisti hanno convinto Letta a concedere loro un secondo incontro, avvenuto verso l’una di notte. Due i punti concordati e approvati all’unanimità, ieri mattina, in Consiglio dei ministri: oltre ad assicurare i posti di lavoro, Letta si è impegnato a traghettare personalmente la Omega verso l’amministrazione straordinaria. Se così fosse la proprietà verrebbe sollevata dalla gestione delle oltre 10 mila persone che lavorano nel gruppo e si lascerebbe campo libero alla magistratura per verificare eventuali reati. Oltretutto, per i lavoratori, questa è “l’unica speranza per salvare le commesse rimaste e per non perdere i nostri clienti”. Perché, come ha ricordato ieri sera anche il ministro dell’Economia Giulio Tre-monti, questa non è la storia di un’azienda vittima della recessione, è lo scandalo di una società che si occupa di un settore non colpito dalla crisi e che “stanno deliberatamente distruggendo”, come denunciano i sindacati.
Sempre ad “Annozero”, un reportage di Corrado Formigli ha mostrato la sede della società inglese che ora controlla Omega. La sede della “Restform”, nella City, è uno scantinato nel quale nascono società paravento, intestate a prestanome, per chi vuole nascondere i propri beni o le proprie quote azionarie (di aziende italiane). Lì ha sede la società a cui fa capo la Libeccio di Claudio Marcello Massa, cioè la holding che controlla il gruppo Omega. Un dirigente della “Restform”, intervistato da Formigli, ha detto che tra i tanti clienti italiani è presente anche Tiscali, che però, interpellata dal Fatto, nega di aver mai avuto a che fare con loro.
(Bea. Bor.)
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